Padre e amico - Lc 11,1-13 |
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+ Dal Vangelo secondo Luca |
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quando ebbe finito |
Che cosa spinge uno dei suoi discepoli a chiedere a Gesù insegnaci a pregare è difficile dirlo. L’immagine che Luca ci regala di Gesù che si trovava in un luogo a pregare non spiega molto del mistero della preghiera del Signore; una annotazione ci fa intuire in quale confusione si trovassero i discepoli – per noi non è molto diverso -, infatti l’espressione come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli sposta l’attenzione da Gesù al Battista. La cultura ebraica, ma ogni religione con stili diversi vive la stessa realtà, intende la preghiera come la ripetizione di formule, il mantenimento di rituali, l’uso di oggetti sacri, l’atteggiamento del corpo. Che cosa aveva di così speciale la preghiera del Signore? |
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Padre |
Luca riconduce all’essenziale il senso della preghiera: “Padre”, senza aggettivi o distanze (Cfr Mt 6,9 Padre nostro, che sei nei cieli). È espressione di una relazione personale in cui ritrovare il senso del vivere; è l’incontro con un “tu” che permette di riscoprire il proprio “io” perché nel Padre ci sentiamo riconciliati, accolti, amati. Non solo, perché nella relazione filiale col Padre lasciamo che in noi agisca lo Spirito per mezzo del Figlio suo: e che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: «Abbà! Padre!» (Gal 4,6). La sola parola “Padre” ci immette nella dinamica trinitaria, ravviva il Battesimo che abbiamo ricevuto, ci permette di rinascere dall’alto (cfr. Gv 3,3). |
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quotidiano |
Nella richiesta dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano (epiousion) non fermiamoci alla pur necessario bisogno di cibo, Gesù desidera suggerirci qualcosa di importante che a noi oggi sfugge. Nella letteratura greca non c’è corrispondente della parola epiousion che noi traduciamo con quotidiano; perché Luca e Matteo l’anno usata? da dove viene fuori? Gesù parlava aramaico, che cosa ha detto da essere tradotto in modo a noi incomprensibile? Un’ipotesi affascinante è che gli evangelisti abbiano pescato una parola popolare che non è entrata nella letteratura e che è andata perduta. Il pane da chiedere è ciò che è necessario alla nostra esistenza e ascoltando le Beatitudini (Lc 6,20-26) forse possiamo farcene una idea. La richiesta del pane epiousion esprime la volontà dell’uomo di abbandonarsi nelle mani di Dio: non state a domandarvi che cosa mangerete e berrete, e non state in ansia (Lc 12,29) perché lui conosce i bisogni e non è necessario affannarsi. Ricordiamoci del popolo dell’Esodo che Dio nutre con la manna raccolta per la necessità di quel giorno, chi raccoglieva di più vedeva il raccolto imputridire (Es 16,20). |
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amico |
La parabola che segue ci offre un arricchimento nella comprensione del nostro rapporto con Dio che è paragonato ad un amico. Un amico sicuro che non delude mai e sul quale si può sempre contare perché ne conosciamo la bontà e non ci darà mai qualcosa che non sia più che buono per noi, anche se a volte restiamo delusi rispetto alle aspettative, se sembra essere distratto da altro o non esaurire subito le nostre richieste. La sua amicizia si fa forte quando la nostra preoccupazione è per i nostri amici; la preghiera che la parabola ci insegna è ricca di relazioni, la impariamo proprio amando chi abbiamo vicino e costruendo amicizie forti e appaganti. |
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